Dal 1924 al 1932
LA VERA E PURA ESSENZA DELLA VITA
La vita di Virginio Bianchi narrata dalla figlia
Capitolo 2 / 6
Visto e considerato che, con il suo modo di pensare, ormai a Massarosa e dintorni sicuramente non avrebbe piú ottenuto incarichi importanti e che, in seno alla famiglia, gli scontri con il padre ed il fratello si facevano ogni giorno piú aspri, Virginio decide di trovare uno sbocco fuori dal paese natio.
Cosí, preparato un ricco campionario di bozzetti pubblicitari, inizia a viaggiare in Toscana e fuori, per contattare le maggiori industrie dell’epoca.
Le sue proposte geniali ed innovative piacciono e molte sono le ditte che acquistano i suoi bozzetti.
Dal ‘24 al ’32, lavora per la “Panforti Sapori”, la “Unica”, la “Cinzano”, la “Pepsi”, la “Olivetti” ed altre importanti marche, difficilmente rintracciabili, poiché egli molte volte si nasconde sotto gli pseudonimi di VUBI o di VIRBIA, gli stessi usati per le vignette umoristiche.
Per un certo periodo lavora anche con l’azienda pubblicitaria Gros-Monti, rinunciando addirittura alla paternità delle proprie creazioni.
Tant’è che un suo importante manifesto del 1930, eseguito per la “Martini & Rossi”, oggi è attribuito ad un anonimo; come altri bozzetti realizzati per la stessa ditta, poi pubblicati su un catalogo del 1996, intitolato “Da Dudovich a Testa” in occasione di una grande mostra pubblicitaria allestita alla Versiliana di Marina di Pietrasanta proprio dalla “Martini & Rossi”.
A Viareggio, Virginio esegue dal ’24 al ’26, tra gli altri lavori, una cartolina per il ristorante-bar “Sí”, un manifesto per l’hotel Royal ed un altro per la Misericordia.
Sempre del ‘26, il manifesto per una corsa automobilistica “femminile” a Camaiore.
Quindi, nel 1927, giunge la grande soddisfazione di vincere il concorso per il Manifesto ufficiale del Carnevale di Viareggio; e nel ‘28, gli viene commissionata anche la copertina della Canzonetta ufficiale del Carnevale, scritta da Icilio Sadun.
Le cose sembrano andar bene per il nostro autore che, frattanto, non trascura la pittura, il suo piú grande amore.
A Viareggio, frequenta i carristi, collaborando anche alla costruzione di alcuni carri. è amico di D’Arliano e del piú giovane Renato Santini.
Con Lorenzo Viani, c’è una reciproca stima, anche perché il primo pubblica una piccola rivista letteraria e a Bianchi piace molto scrivere, racconti e poesie.
Un altro amico è Ermete Zacconi, del quale Virginio segue con passione gli spettacoli teatrali messi in scena a Lucca e Viareggio.
Anzi, egli stesso già progetta di dar vita ad una Filodrammatica a Massarosa, iniziativa che realizzerà piú avanti e sulla quale ci soffermeremo ampiamente.
Virginio è pure un bell’uomo: alto, distinto. Ha la voce forte e ben impostata… Peccato che abbia un occhio un po’ strabico e le gambe arcuate! Ma il ciuffo di capelli chiari che ricade sulla fronte alta e la S leggermente strascicata che usa al posto della Z, gli conferiscono un fascino particolare.
Scartato alla visita militare per “insufficienza toracica”, ora non è piú tanto magro e, con le donne, sembra ci sappia fare…
Tanto che, intrecciata una storia amorosa con la giovane figlia del medico condotto di Massarosa, che abita nel centro del paese, (in una casa divenuta poi d’importanza storica per aver ospitato persino Alessandro Manzoni) l’ha persuasa a fuggire con lui, poiché il padre non ne vuole neppure parlare di “quel pazzoide che fa l’artista”!
Cosí, una sera, i due innamorati decidono di andarsene prima che il Dottore rientri dal giro quotidiano delle visite, dato che il cancello della villa sarebbe rimasto aperto soltanto finché egli non fosse tornato con il cavallo ed il calesse, che andava a collocare nella grande rimessa del giardino, prima di mettere catene e lucchetti agli ingressi.
Ma, chissà perché, forse per una soffiata, quella sera il medico rientra assai prima del solito, mentre Virginio e l’amata stanno ancora preparando i bagagli, in camera di lei.
Al rumore inconfondibile delle ruote del calesse e degli zoccoli del cavallo sulla ghiaia, gli innamorati perdono completamente la testa e, prevalendo la paura sul desiderio di fuggire insieme, creano una grande confusione; finché Virginio non trova di meglio che correre velocemente in giardino e rinchiudere a doppia mandata il Dottore nella rimessa.
Con tutte le conseguenze che sarebbero seguite e che possiamo benissimo immaginare; compresa la fine della tresca.
Un’altra stranezza che riguarda Virginio Bianchi e che sembra davvero incredibile, è che egli riesca cosí bene a dipingere pur essendo daltonico!
Eppure i suoi paesaggi sono una sinfonia di verdi e di azzurri cosí ben dosati, cosí bene accostati al rosso delle tegole di un tetto o a quello delle foglie d’autunno!
Sicuramente una difficoltà in piú da superare, tra le molte altre che seguiranno negli anni a venire.
Già, con l’avvento del “Fascismo”, per un ribelle come lui si profilano tempi duri, considerando egli una prerogativa assoluta degli artisti, quella di non doversi legare né, tanto meno, assoggettare ad alcun tipo di partito.